COMUNICATO STAMPA
La Legge di Stabilità 2016, approvata dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 ottobre, innalza il limite all’uso del contante raggiungendo un giusto compromesso sociale ed economico tra esigenze di tracciabilità e controllo e necessità di celerità negli scambi economici, soprattutto al dettaglio e in particolar modo per i commercianti di oggetti preziosi nuovi o usati (gioiellerie e compro oro) che, commercializzando beni di considerevole valore specifico, più di altri operatori economici, hanno subito la restrizione al contante in nome di altre opportunità di interesse generale (maggior sicurezza e giustizia fiscale). Il presidente di A.N.T.I.C.O. dott. Nunzio Ragno, esprime elogio e soddisfazione per la misura di innalzamento del limite al contante fino a € 3.000,00 contenuta nel Documento di Economia e Finanza 2016; sostiene, però, che tale innalzamento venga adeguatamente controllato e monitorato per evitare il dilagarsi di fenomeni riciclaggio ed evasione.
Lo stesso Nunzio Ragno è stato contrario al restringimento delle maglie al contante sin dal 2011, contrariamente ad altre posizioni contraddittorie; infatti, ha sempre sostenuto che la progressiva riduzione del limite, sancito dall’art. 49 del D.Lgs. n. 231/07, avrebbe impattato negativamente sugli scambi commerciali e sull’economia. Il Presidente sostiene: “Ciò che conta ai fini della giusta resa del provvedimento è l’introduzione di idonei strumenti che contrastino l’espansione di fenomeni criminosi; è tanto meglio essere più predisposti all’utilizzo del contante in modo monitorato che esserne vincolati da basse soglie che scoraggiano gli acquisti”. Pertanto, si può sostenere che alla riduzione del limite non si è riscontrato un ritorno proporzionale e corrispondente in termini di lotta al riciclaggio e contrasto all’evasione.
La presidenza A.N.T.I.C.O. afferma: “All’epoca, con la conclusione del processo che ha portato progressivamente il limite da € 12.500,00 (fino al 31 maggio 2010) a € 1.000,00 (del 6 dicembre 2011) le associazioni antiriciclaggio e gli esponenti politici paladini della stretta, hanno plaudito l’obiettivo raggiunto; i primi perché ritenevano l’abbassamento del limite uno strumento cruciale e di fondamentale importanza nella lotta al fenomeno del riciclaggio; i secondi perché la riduzione del contante nelle compravendite avrebbe favorito più trasparenza e tracciabilità attraverso l’uso della c.d. moneta elettronica e, di conseguenza, più informazioni e dati all’Anagrafe Tributaria che avrebbe potuto potenziare l’attività di contrasto all’evasione”.
“A quasi tre anni dall’introduzione della misura restrittiva all’uso del contante, però, i dati sono sconfortanti, poiché, la limitazione all’uso del contante ha avuto, da una parte, un effetto negativo sull’economia per il panico e il senso di “Stato poliziesco” che ha diffuso tra i consumatori inibiti dall’eccessiva invadenza dell’Amministrazione Finanziaria e, d’altro canto, gli effetti sull’attività di contrasto al fenomeno dell’evasione sono stati nulli.
A confermarlo sono anche i dati forniti da uno studio condotto dalla CGIA di Mestre da cui emerge che tra il 2010 e l’anno successivo, nonostante il limite all’uso del contante sia passato da 5.000 a 1.000 euro, l’evasione fiscale ha registrato un aumento fino al 16% del PIL; questo a dimostrazione dell’inesistente correlazione tra l’uso del denaro contante ed evasione fiscale”.
Prosegue A.N.T.I.C.O.: “Un ulteriore elemento che pone tale misura in una posizione di inopportunità e non appropriatezza è la considerevole difformità della misura rispetto ai limiti vigenti negli altri paesi appartenenti all’Unione Europea, infatti, mentre ci sono Paesi in cui il limite non esiste, ce ne sono altri, come il Belgio e la Spagna, in cui i limiti al contante sono fissati, rispettivamente, a 3.000,00 e a 2.500,00 euro”.
Piena soddisfazione, dunque, viene espressa dalla Presidenza dell’associazione A.N.T.I.C.O. per l’abbandono dello strumento letale per l’economia del limite al contante per il raggiungimento di scopi altrimenti raggiungibili, peraltro espresso dalla stessa associazione nel corso delle Audizioni parlamentari per la formazione della legge di settore. L’auspicio del Presidente è che, con le iniziative e i propositi messi in campo dall’associazione, il comparto possa ripartire e divenire fiore all’occhiello dell’economia nazionale e riacquistare l’importante ruolo di Made in Italy che registra, al momento, una positiva attività produttiva orafa, grazie all’export, ma una stagnazione nei consumi interni provocati anche dagli eccessivi limiti e divieti.