Accordo di Vienna in vigore da venerdì: frontiere veloci per le produzioni garantite
Obiettivi che assumono ancor più rilevanza in vista dell’adesione dell’Italia alla Convenzione di Vienna (Hallmarking Convention) – il 15 dicembre – che renderà più sostenibile e sburocratizzato il commercio internazionale degli oggetti preziosi recanti il «marchio comune di controllo» evitando, così, l’esecuzione di ulteriori controlli e/o marchiature nei Paesi di destinazione aderenti alla convenzione.
Il 7 dicembre scorso la Camera dei Deputati ha approvato il Disegno di Legge sul “Made in Italy” (atteso ora all’esame del Senato), con disposizioni organiche per valorizzare e promuovere le produzioni italiane e le bellezze storico artistiche come fattori da preservare e trasmettere per la crescita dell’economia del Paese e delle imprese; il tutto, prevedendo, tra l’altro, specifiche misure settoriali a sostegno delle principali filiere di eccellenza italiane, compresa quella dei prodotti orafi.
Il provvedimento, dunque, è un mezzo che può segnare il punto di svolta per il settore della produzione e della fabbricazione orafa, anche alla luce della prevedibile crescita dei volumi sull’export dei gioielli italiani favorita dalla Hallmarking Convention.
Per questo appare di fondamentale importanza prevedere, con il Ddl in esame, la revisione del Dlgs 251/99 e del Regolamento Dpr 150/2002 in materia di titoli e marchi di identificazione dei metalli preziosi. Con l’obiettivo prioritario di agevolare, in concreto, la tutela del consumatore finale circa la qualità e l’origine dei prodotti orafi italiani limitando i rischi di contraffazione e frode.
Come già osservato da A.N.T.I.C.O. (Associazione Nazionale Tutela Il Comparto Oro e Centro Studi normative) cha ha perorato la causa presso il Mimit, l’ambizione è quella di introdurre, previa modifica dei citati testi di legge, l’obbligo di imprimere, sui gioielli prodotti in Italia, un marchio recante la dicitura« Made in Italy» a tutela, sia delle aziende italiane produttrici che esportano in tutto il mondo, sia dei consumatori finali.
Questo è oltremodo necessario perché, per effetto di una normativa vetusta, può accadere che manufatti orafi realizzati da aziende italiane e destinati alla commercializzazione in mercati esteri, varchino i confini nazionali in assenza di qualsivoglia marchio identificativo dell’effettivo produttore nazionale senza garantire la certificazione della reale paternità e origine nel paese di destinazione.
Allo stesso tempo, può verificarsi che i gioielli fabbricati all’estero ed importati in Italia acquisiscano, di fatto, la paternità di fabbricazione italiana in sostituzione alla vera e propria origine estera. L’introduzione di un marchio, quindi, che dimostri l’effettiva manifattura Italiana del gioiello consentirebbe al mercato di venire a conoscenza, in modo chiaro, della titolarità e delle informazioni sull’origine degli oggetti preziosi, tutelando la produzione italiana nel mondo.
1 Articolo IlSole24Ore Del 13-12-2023 (5.2 MiB)